Da consumer a prosumer è il passaggio a cui stiamo assistendo nel mondo dell’energia elettrica. Sempre più utenti diventano anche produttori dell’energia che consumano (producer e consumer) e possono inoltre cedere alla rete l’energia prodotta in eccesso.
Si parla di autoconsumo collettivo e nascono anche le comunità energetiche, gruppi di utenti che insieme producono, consumano e gestiscono l’energia prodotta in impianti locali che appartengono alla comunità stessa. Ancora più avanti, l’evoluzione della tecnologia dei sistemi di accumulo dell’energia ha già introdotto il termine prosumage, a identificare l’utente che produce e consuma energia avvalendosi di sistemi di storage che gli permettono di immagazzinarla e servirsene quando ne ha bisogno. È l’affermarsi di un cambiamento epocale che per le utilities comporta una evoluzione dei modelli di business.
Il passaggio da consumer a prosumer riguarda l’energia prodotta da fonti rinnovabili e si basa sulla creazione di una rete distribuita intelligente dell’energia (la chiamiamo Smart Grid) diversa dalla rete che abbiamo usato finora, che era pensata unicamente per la cessione di energia dai grandi produttori ai consumatori. Siamo davanti a un sistema che diventa più efficiente, ma anche più complesso da gestire. Le soluzioni di Business Analytics applicate alle nuove esigenze del mondo energy diventano un fattore irrinunciabile di successo.
Il prosumer possiede un impianto per la produzione di energia elettrica, per esempio un impianto fotovoltaico, e se ne serve quanto più possibile per soddisfare le proprie esigenze di autoconsumo. Il fatto che il prosumer produca soprattutto per sé lo rende un po’ diverso da chi produce soltanto per vendere. Il prosumer, infatti, in quanto consumatore, è attento sia alla riduzione degli sprechi che gli causerebbero uno svantaggio economico sia al massimo sfruttamento del proprio impianto nella maniera più efficiente possibile.
Il prosumer è un produttore e allo stesso tempo un utilizzatore intelligente dell’energia. Quando l’energia che produce va oltre le sue capacità di autoconsumo, il prosumer cede l’energia alla rete pubblica attraverso il meccanismo del ritiro dedicato previsto dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici). Energia pulita, riduzione degli sprechi, monetizzazione dell’energia ceduta: se ne sussistono le condizioni, passare da consumer a prosumer è una scelta in cui l’utente trova convenienza da tutti i punti di vista.Motivo per cui sempre più persone intraprendono questa strada, facendo evolvere i modelli di business legati alla gestione dell’energia.
Più utenti possono unirsi e dare vita a forme di autoconsumo collettivo, per esempio quella realizzabile in un condominio dove risiedono più famiglie (almeno due) che condividono un impianto fotovoltaico posto sul tetto dell’edificio. Oltre ancora, ci sono le comunità energetiche rinnovabili, normate dal Decreto MISE 15 settembre 2020. Qui siamo nel futuro, ma anche già nel presente, della transizione energetica verso l’energia pulita.
A una comunità energetica possono partecipare utenti di tutti i tipi, singoli cittadini, imprese, amministrazioni locali, purché i punti di immissione e di prelievo dell’energia elettrica siano collegati alla rete esistente e a una stessa cabina di trasformazione da media tensione a bassa tensione. Per il funzionamento del sistema si parla di su smartmeter, nanogrid e ovviamente cloud computing: tanta tecnologia e tanti dati che devono essere gestiti in uno scenario caratterizzato da una maggiore efficienza ma anche, inevitabilmente, da una maggiore complessità.
L’evoluzione delle reti elettriche verso una loro versione intelligente – ovvero le smart grid – si pensava avrebbero velocemente attivato un meccanismo di autoconsumo che avrebbe portato i consumatori, i consumer, a essere, al tempo stesso, produttori di energia e loro consumatori. Prosumer, quindi.
Abbiamo avuto modo di vedere come nel corso degli ultimi anni, nonostante le raccomandazioni europee, l’attivazione di questo interessantissimo mercato è ancora in fase embrionale a causa delle difficoltà e alle opacità legislative.
Oggi, accanto alle smart grid, si parla sempre più frequentemente di comunità energetiche rinnovabili, fortemente volute dall’Europa e, finalmente, recepite anche in Italia. Grazie anche ai fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che arriveranno, sono molteplici i progetti per l’attivazione di queste comunità energetiche.
Cerchiamo di capire perché smart grid, prosumer e comunità energetiche rinnovabili sono così importanti per il futuro della nostra economia.
Innanzitutto, attraverso le smart grid e con lo strumento delle comunità energetiche sarà possibile attivare un enorme potenziale di produzione di energie da fonti rinnovabili, eliminando le emissioni di CO2 e aumentando la quota energetica a disposizione dell’Italia per rendersi sempre più autonoma dalle fonti fossili.
Il tema dell’indipendenza energetica è molto sentito ed è un potentissimo volano per aumentare la produzione energetica interna, mettendo al riparo aziende e consumatori da eventi geopolitici incontrollabili.
In seconda battuta, attivando le comunità energetiche e dando realmente vita alla figura del prosumer, si democratizza il mondo dell’energia, permettendo a tutti di essere protagonisti del cambiamento e di ricavarne benefici – oltre che ambientali, importanti per tutta la comunità – anche economici. La democratizzazione dell’energia è un tema formidabile che le smart grid stanno rendendo possibile.
Infine, c’è un vantaggio puramente economico: il prosumer potrà controllare direttamente la spesa per l’energia che gli serve, massimizzando il suo investimento. Alleggerire o eliminare il costo delle bollette mentre si partecipa alla transizione ecologica è importantissimo.
Questi tre fattori scateneranno un profondo cambiamento nel mercato dell’energia che dovrà velocemente digitalizzarsi e ragionare in termini di data driven management.